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Un viaggio nella Pinacoteca Civica

12/07/2024

Un viaggio nella Pinacoteca Civica

Istituto Paritario San Giuseppe – Vigevano

Dipinto "La Fruttivendola" (1910) Immagine pittorica che rappresenta una donna seduta davanti a delle ceste di frutta

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NATIVITÁ

L’opera è attribuita all’artista e datata in periodo rinascimentale.
Viene rappresentata la Natività di Cristo, la Madonna, in segno di adorazione, è inginocchiata con le mani giunte,verso il bambino. Attorno si trovano delle figure solenni, tra cui riconosciamo San Giuseppe sulla sinistra, mentre sul lato opposto si trova Santa Caterina d’Alessandria, riconoscibile tramite una spada e una ruota dentata che sottintendono il suo martirio. In primo piano troviamo probabilmente i committenti dell’opera, di cui non si conosce nome e identità. I vestiti eleganti ci fanno pensare che possano appartenere a una famiglia nobile famiglia illustre dell’epoca.
Sullo sfondo vi è l’arrivo predestinato dei Re Magi, così da riportare alla mente la scena sacra raffigurata in arte presepiale.
Il luogo, dove le vicende prendono atto, è un edificio dell’antichità in rovina a simboleggiare il contrasto con la nascita di Cristo e il rinnovamento del mondo.

MORTE DI UN RE (1836 circa)

L’opera è ambientata a Torino e raffigura la morte di Carlo Emanuele II di Savoia, dunque narra di un episodio storico. Raffigura una sorta di processione di persone che vanno a pregare e a fare visita al defunto Re. Possiamo notare che si tratta sia di popolani che di nobili. I personaggi sono rappresentati in modo vivace con tutte le sfumature delle loro emozioni, chi seriamente dispiaciuto chi invece solo attratto da un avvenimento eccezionale, quasi fosse uno spettacolo occasione per far pettegolezzo o per mettersi in mostra. Molto interessante il punto di vista che il pittore offre allo spettatore anche la via di fuga che al posto di essere disposta al centro viene rappresentata sul lato.

RITRATTO DELLA FAMIGLIA CAMPARI (1850-1899)

È sicuramente una delle opere più impegnative dell’artista, in quanto non rappresenta un singolo ma un intero gruppo famigliare. La tecnica di pittura a olio su tela, la tavolozza adoperata (tipica di Vigevano) e le mani sono alcuni degli elementi che mostrano il marchio dell’opera di Garberini. La famiglia Campari era agiata: lo si riconosce dal vestito violaceo della signora, dalla ricca poltrona del padrone di casa e dalla presenza, nascosta in penombra e in un angolo, della domestica. Questo dettaglio permette di intravedere il profondo razzismo tipico della classe borghese, che portava a guardare con superiorità i ceti più bassi. Il figlio ha in mano il quotidiano “Il Secolo”, rivolto verso lo spettatore:
probabilmente vi era descritto un articolo riguardante la famiglia.

LE TEMERARIE (1894)

Quest’opera di Pompeo Mariani (Monza, 1857 – Bordighera, 1927), si inserisce in parte in quella corrente artistica, nata come reazione all’Illuminismo definito Romanticismo allo stesso tempo unisce la tecnica che possiamo dire impressionista data dalle pennellate libere come libere sembrano le donne che sfidano il mare in burrasca. Ritroviamo in questo dipinto la componente romantica dove si cercava di catturare l’esperienza umana attraverso la rappresentazione della Natura, dei paesaggi maestosi e delle scene di vita quotidiana.
In quest’opera colpisce l’uso di pennellate cariche di colori per creare le increspature del mare in burrasca, le gocce salate sembrano cadere sui vestiti delle due donne sulla riva che osservano la potenza delle onde, incuranti delle alte onde che le sfiorano: i loro piedi sono nell’acqua, sulle rocce scivolose.
Le due donne sono assorte e immerse in questo spettacolo maestoso della violenza della natura. La spuma delle onde e le nuvole del cielo sembrano un tutt’uno: si può quasi percepire il vento su questa spiaggia, ma le due Temerarie rimangono incantate ad ammirare tutto questo, indifferenti alle onde, al sale e all’acqua marina che le bagna.
Tutta la scena esalta la potenza della natura e ribadisce la fragilità e la piccolezza dell’esistenza umana.

PAESAGGIO AL TRAMONTO (1894)

Nel dipinto viene rappresentata una località lungo il fiume Ticino, la Zelata, al momento del tramonto. Come nell’opera “Le Temerarie” la pittura riflette l’animo del pittore.
I colori in tonalità prevalentemente fredde stesi a spatolate che definiscono il corso d’acqua al centro con riflessi variopinti, un gruppo di papere, cielo celeste, alti alberi tra i quali si intravede, sfumato, il rosso arancione tipico del tramonto.

PER TUA DOTE (1898)

L’opera si inserisce nella corrente del tardo verismo attraverso il suo stile narrativo e immediato e la contrapposizione di contesti popolari al sentimentalismo tardo-romantico.
“Per tua dote”, infatti, descrive un episodio di vita contadina che ha come protagoniste una madre e la figlia. La madre, una signora anziana in grigio, è intenta a riempire un sacco di piume che saranno utili per confezionare materassi e cuscini a corredo della futura vita coniugale della ragazza. La figlia indossa un abito grigio-verde con velo giallo sul capo e sta osservando il lavoro della madre.
La scena si svolge all’interno di una casa rustica che costituisce lo sfondo scuro, mentre la luce si concentra sul canestro di piume.
I colori sono densi e sulle tonalità del grigio-bruno facendo così emergere il rosso vermiglio di un lembo del fazzoletto sul capo della madre.

LA MASCHERINA (1914)

L’opera ritrae una giovane ragazza intenta a osservare uno spettacolo al teatro Cagnoni della città di Vigevano.
Molto probabilmente il quadro ritrae un momento festivo in onore del Carnevale intuibile dalla maschera portata dalla ragazza e da cui l’artista ricava il titolo, possiamo anche intuire che non si tratta di una ragazza di un ceto sociale basso, ma molto probabilmente è appartenente ad un ceto aristocratico. Riusciamo anche a intendere che lo spettacolo in scena possa essere “Ballo in Maschera” di Giuseppe Verdi, prima opera in assoluto messa in scena al Teatro Cagnoni per la sua inaugurazione nel 1873.

LA FRUTTIVENDOLA (1910)

Altra opera dell’artista vigevanese presente nella Pinacoteca ritrae un’altra giovane ragazza che pone il suo sguardo direttamente a noi, con aria quasi infastidita, probabilmente poiché non stiamo acquistando nulla dalla sua bancarella di frutta; alimenti che sembrano discordanti tra loro, poiché possiamo notare frutti che appartengono a varie stagioni dell’anno e dunque non potevano apparire nella stessa bancarella contemporaneamente. Per un esperto occhio vigevanese è anche abbastanza semplice intuire la posizione di questa fruttivendola ovvero nel pieno centro della città, in piazza Ducale, che oggi come allora rimane il più importante centro commerciale di Vigevano.

BARCHE SUL TICINO (1960/1970)

Ricorrenti nelle tele di Zanoletti sono le vedute del Ticino, al quale l’autore ha dedicato diversi dipinti.
In “Barche sul Ticino” possiamo leggere un cambiamento della sua tecnica pittorica: il soggetto è semplificato, la pennellata comincia a compattarsi, si abbassa il punto di vista, il cielo si confonde con le rive del fiume e le barche assomigliano a gusci di noce. Ha con il Ticino un rapporto simbiotico e lo rappresenta con queste particolari tonalità di verde e di blu che diventano un carattere distintivo delle sue opere. La figura umana ha meno importanza del paesaggio che è il vero protagonista del quadro.

Galleria Fotografica

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